Guardare da lontano
11.05.2023
Sotto un ulivo millenario ci si perde nella sua vasta chioma, fra tronco primario e i tanti secondari, che sembrano cadere dall'alto benché siano radici affiorate a dismisura dalla terra, e nella moltitudine di tutto ciò che lo compone, gradualmente viene a mancare il senso del tutto ed unico che ci sovrasta, semplicemente un albero millenario.
Spesso si ha bisogno di prendere le distanze da ciò che ci accade per coglierne un senso, perché ciò che appare incomprensibile e mentalmente ingovernabile nella realtà, torna pienamente nel nostro dominio logico-emotivo ai piani alti del pensiero, tanto più alti e lontani dalla realtà, quanto più ospitali nella nostra evasione da ciò che sfugge alla nostra capacità di tradurre in termini intellegibili gli eventi negativi che ci coinvolgono. La sofferenza dirompente ed inspiegabile per la perdita improvvisa di un proprio caro o per la morte in età pediatrica si ricomporrà in una forma, assunta a distanza di tempo in chi la subisce, perché da vicino quella perdita resta tanto temibile e dolorosa, quanto ingiustificata, non rientrante in un ordine della nostra mente, sconvolta da un linguaggio della vita che improvvisamente si fa straniero.
La non governabilità da parte dell'umano, di tutto ciò che è sospettabilmente incerto, non adeguabile all'interno degli schemi e delle regole di cui possediamo, non troverà soluzione finché non si sarà raggiunta nel tempo e da lontano una nuova e più complessa forma mentis, con cui poter accogliere, al di là del noto e ripetitivo, il nuovo imprevisto e indecifrabile, che pur manifestandosi in cose reali e concrete, che accadono sotto i nostri stessi sguardi, restano non credibili.
Occorre guardare da lontano.
Come l'anziano ultracentenario dà l'idea di una vita che si assottiglia ma si prolunga in quel che resta da vivere, pur continuando al limite della fine, così accade che la distanza dalle cose allungate dal tempo farà di quel centenario un vivente che non ha mai avuto fine, similmente ad un'idea di eternità, ed in questo si coglie lo sconvolgimento di una sintassi biologico esistenziale che si riordina in tal modo in un piano superiore che è quello dell'infinito, a cui si orienta l'uomo che evade dalla realtà del limite.
Sconvolgimento logico, disordine, caos, all'origine della vita e per riprendere continuità di vita in nuova forma, che permetta di scavalcare il fiume naturale che scorre sulla terra della sconfitta, consentendo l'accesso alla potenza dell' irreale immaginario, perché è proprio il potere di rigenerazione immaginaria a restituire un senso fuori dalla realtà alle cose e ai fatti reali, che un senso razionale non hanno.
Spesso si ha bisogno di prendere le distanze da ciò che ci accade per coglierne un senso, perché ciò che appare incomprensibile e mentalmente ingovernabile nella realtà, torna pienamente nel nostro dominio logico-emotivo ai piani alti del pensiero, tanto più alti e lontani dalla realtà, quanto più ospitali nella nostra evasione da ciò che sfugge alla nostra capacità di tradurre in termini intellegibili gli eventi negativi che ci coinvolgono. La sofferenza dirompente ed inspiegabile per la perdita improvvisa di un proprio caro o per la morte in età pediatrica si ricomporrà in una forma, assunta a distanza di tempo in chi la subisce, perché da vicino quella perdita resta tanto temibile e dolorosa, quanto ingiustificata, non rientrante in un ordine della nostra mente, sconvolta da un linguaggio della vita che improvvisamente si fa straniero.
La non governabilità da parte dell'umano, di tutto ciò che è sospettabilmente incerto, non adeguabile all'interno degli schemi e delle regole di cui possediamo, non troverà soluzione finché non si sarà raggiunta nel tempo e da lontano una nuova e più complessa forma mentis, con cui poter accogliere, al di là del noto e ripetitivo, il nuovo imprevisto e indecifrabile, che pur manifestandosi in cose reali e concrete, che accadono sotto i nostri stessi sguardi, restano non credibili.
Occorre guardare da lontano.
Come l'anziano ultracentenario dà l'idea di una vita che si assottiglia ma si prolunga in quel che resta da vivere, pur continuando al limite della fine, così accade che la distanza dalle cose allungate dal tempo farà di quel centenario un vivente che non ha mai avuto fine, similmente ad un'idea di eternità, ed in questo si coglie lo sconvolgimento di una sintassi biologico esistenziale che si riordina in tal modo in un piano superiore che è quello dell'infinito, a cui si orienta l'uomo che evade dalla realtà del limite.
Sconvolgimento logico, disordine, caos, all'origine della vita e per riprendere continuità di vita in nuova forma, che permetta di scavalcare il fiume naturale che scorre sulla terra della sconfitta, consentendo l'accesso alla potenza dell' irreale immaginario, perché è proprio il potere di rigenerazione immaginaria a restituire un senso fuori dalla realtà alle cose e ai fatti reali, che un senso razionale non hanno.
Domenico Renna per Società dei Sogni